Prefazione di Alessandro Quasimodo

 

La raccolta di Alberto Gianinazzi dedica molto spazio al paesaggio montano. Il candore dei ghiacciai, il silenzio che regna tra le alte vette, il desiderio di raggiungere la meta sono temi fondamentali per capire la poetica dell’autore: “Qui su questo sasso erratico / approdato sulla riva glaciale / siedo sui miei pensieri…/ E più in alto ancora / sopra i pascoli morenici / l’ultimo pendio scosceso / della montagna, prima di toccare il cielo, / il manto bianco e le nevi eterne.” Questi scorci paesistici sembrano ricreare quell’armonia che abbiamo smarrito o dimenticato. Non è facile cercare il senso del nostro cammino, ritrovare un contatto con il trascendente, scoprire dove giunge il sentiero che stiamo percorrendo. Siamo simili al lupo solitario, senza più il branco di appartenenza, che si aggira triste, come il bracconiere, nella landa deserta, illuminata dalla luna. Interrogandoci sullo scopo del nostro viaggio, cerchiamo di instaurare un dialogo con gli altri. Proviamo, così, momenti di intensa passione, ma anche di inevitabili delusioni e abbandoni. L’amore, infatti, dona gioie, stati d’animo intensi e, nel contempo, dolore, quando la persona cara si allontana, magari repentinamente: “Chissà perché è stato / tutto inutile fra noi, / il lume di candela, / le tende colorate, / le coperte rivoltate…/ la cena preparata / la salvia e il rosmarino…/ la cucina lucidata?…” L’utilizzo di rime baciate e di anafore crea un ritmo particolare e focalizza il messaggio comunicato. Interessante nei versi citati il connubio tra toni aulici e quotidiani.

Viene in mente il celebre testo di Guido Gozzano La signorina Felicita in cui l’andamento ironico evita che una situazione di profonda nostalgia si trasformi in sentimentalismo: “Tu non fai versi. Tagli le camicie / per tuo padre. Hai fatto la seconda / classe, t’han detto che la Terra è tonda, / ma tu non credi… E non mediti Nietzsche…” La silloge valorizza, in ogni caso, il rapporto con le altre persone e sottolinea l’importanza degli affetti familiari che restano sempre un punto di riferimento. Il padre, la madre, gli insegnanti rimangono nel nostro cuore. Affiorano ricordi di momenti trascorsi insieme che ci permettono di affrontare gravi angosce. Quando la morte pare dominare i nostri pensieri, ecco, invece, affacciarsi ancora la vita con i suoi colori affascinanti; l’ala scordata, che rinnova lo spirito, permette di cogliere segrete e insolite corrispondenze nella natura.